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Tornano alla luce case e templi di Lagaria di Mariella Sangineto

Oltre un secolo di affascinanti ricerche
Ecco tornare alla luce case e templi di Lagaria
Necropoli, edifici sacri, palazzi e umili capanne; quella che emerge dal sottosuolo a Francavilla è una sorta di Pompei della civiltà indigena fiorente nell’Alto Jonio cosentino prima e dopo la colonizzazione greca. Trova sorprendenti conferme il mito del fondatore Epeo, leggendaria figura di eroe greco nella guerra italica.

La prima notizia di ritrovamenti archeologici nella contrada di Francavilla fu data da M.G. Gallo su un giornale di Castrovillari «Il Calabrese» nell’edizione del 31 maggio 1879, che cita dei ritrovamenti di bronzi e ceramica a Pietra Catania ed a Saladino in seguito agli scavi fatti per la costruzione della strada provinciale; già da allora, quindi, si era avuta una vaga coscienza di una civiltà indigena sviluppatasi in questi luoghi e di una possibile identificazione della mitica città di Epeo, Lagaria, ché ancora oggi costituisce uno dei più interessanti interrogativi su Francavilla. È però solo nel 1934 che le contrade Macchiabate, Timpone dei Rossi, Timpone della Motta e Pietra Catania sono apparse - negli atti della Soprintendenza come siti di notevole interesse archeologico per la scoperta di tombe e di un insediamento greco arcaico. Per circa un trentennio il dott. De Santis ed insieme a lui l’ispettore onorario delle antichità di Cosenza D’Ippolito hanno segnalato alla Sovrintendenza i continui e fortuiti ritrovamenti avvenuti in questi luoghi. Ma solo negli anni ‘60-’61 la sig.ra Paola Zancani Montuoro si era interessata alle scoperte occasionali e fu proprio il I Convegno di studi sulla Magna Grecia nel 1961, svoltosi a Taranto che mise in evidenza l’urgenza di scavi sistematici a Francavilla Marittima, soprattutto per lo studio dei rapporti tra la popolazione indigena ed il mondo coloniale greco. Così nel 1963 la Sovrintendenza intraprese i lavori di scavo affidandone la direzione alla Zancani Montuoro, che si occupò dello scavo della necropoli dell’età del Ferro in contrada Macchiabate, ed alle sue collaboratrici la dr. M.W. Stoop, che portò alla luce i primi tre edifici sacri sul Timpone della Motta e la dr. M. Maaskant-Kleibrink che scavò gli abitati greci di VI sec., a.C. sul pianoro Il.
Gli scavi si interruppero bruscamente nel 1969 e ripresero soltanto nel 1982, dopo anni di incuria in cui imperversarono scavi clandestini, problema che ancora oggi è attuale e preoccupante, dovuto purtroppo ad una totale mancanza di sistemi di controllo e di custodia del sito. In quegli anni si pro cedette soprattutto ad un accertamento stratigrafico e cronologico degli edifici sacri sul Timpone della Motta; nel 1986-’87 si scoprì poi una nuova stipe votiva ed un quarto edificio. Dal 1991 opera sul lato sud dell’acropoli e sui pianori I e III la missione olandese sotto la direzione della dr. M. Maaskant-Kleibrink. Questi scavi sono pagati dalla facoltà di Lettere di Groningen (Olanda) e da Archon, il dipartimento archeologico del CNR olandese, il finanziamento durerà però fino all’anno 2000, dopodiché se non si riusciranno a trovare finanziamenti adeguati (che peraltro già l’ufficio di competenza della Provincia ha stanziato a partire dal 1996) lo scavo e le importanti ricerche iniziate non avranno modo di continuare in maniera adeguata. Gli scavi di questi ultimi anni, grazie alla tenacia della dr. Maaskant-Kleibrink, hanno portato a grandi scoperte sulla civiltà indigena sviluppatasi a Francavilla prima e dopo la colonizzazione greca e sulla stessa civiltà greco-coloniale.